Piazza San Carlo, La Santa Sindone e "I promessi sposi"

Quanti di noi hanno studiato "I promessi sposi" sui banchi di scuola. Ricordo la professoressa che ci interrogava a proposito dell'addio ai monti di Lucia, dei "Bravi", della figura di Perpetua da cui prende il nome la perpetua odierna, dei personaggi veri o immaginari presenti nel romanzo di Alessandro Manzoni. In questo articolo mi piacerebbe soffermarmi sulla fuga di Renzo verso Milano. 
Qui compare un personaggio storico che è chiaramente ispirato al cardinale Borromeo, all'epoca arcivescovo, il quale assume un ruolo cruciale nell'accogliere la confessione dell'Innominato. La sua presenza favorisce la spettacolare conversione di quest'ultimo, portando alla liberazione di Lucia, precedentemente prigioniera nel castello del bandito, e segnando una svolta positiva nella complicata vicenda dei due promessi.
Ciò che rende affascinante questo personaggio per il contesto dell'articolo è il suo impegno instancabile a favore degli affamati durante la devastante carestia del 1628-1629. Nel capitolo XXVIII, il narratore lo cita per evidenziare la sua opera altruistica in un momento così critico della storia. Inoltre, nei capitoli XXXI e XXXII, il cardinale Borromeo si distingue per il suo eroico impegno nella cura degli ammalati durante l'epidemia di peste del 1630.
Proprio durante il periodo della peste nel lontano autunno 1578 decise di intraprendere un pellegrinaggio a piedi da Milano per venerare la Santa Sindone.

Renzo arriva a Milano
Renzo arriva a Milano

Il lenzuolo sacro noto come la Santa Sindone, che il cardinale Borromeo volle venerare, è custodito nel Duomo di Torino. Su di esso è visibile un'immagine di un uomo con segni interpretati come segni di maltrattamenti e torture coerenti con quelli descritti nella passione di Gesù. Molti identificano questo uomo con Gesù stesso e ritengono il lenzuolo come quello utilizzato per avvolgere il suo corpo nel sepolcro. La storia e l'autenticità della Sindone sono sempre state oggetto di dibattito tra scienziati e credenti, con posizioni divergenti tra coloro che la considerano un falsificazione e chi la ritiene il vero lenzuolo utilizzato per avvolgere Gesù.
La storia della Sindone è intrisa di controversie, come evidenziato da ricerche approfondite. Tuttavia, ciò che è storicamente accertato è che nel 1453 fu acquistata dai duchi di Savoia, i quali la conservarono nella loro capitale, Chambéry. Nel 1502, venne eretta una cappella dedicata appositamente alla Sindone, e nel 1506, ottennero l'autorizzazione da parte di Giulio II per il culto pubblico con messa e ufficio specifico.
Dopo varie peripezie, tra cui un incendio che rischia di distruggerla, la sua storia si intreccia in modo significativo con la figura del cardinale Borromeo. Nel 1562, dopo il trasferimento della capitale da Chambéry a Torino, il duca Emanuele Filiberto decide di portare anche la Sindone nella nuova sede. L'opportunità si presenta proprio quando l'arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo, annuncia l'intenzione di sciogliere il voto fatto durante l'epidemia di peste di recarsi in pellegrinaggio a piedi per visitare la Sindone. In risposta, Emanuele Filiberto ordina il trasferimento del lenzuolo a Torino per agevolare il cammino del cardinale, il quale completerà il pellegrinaggio in soli cinque giorni.

Borromeo e l'Innominato
Borromeo e l'Innominato

La sua destinazione è una piazza intrisa di storia, legata all'espansione della città di Torino, in quanto dopo il 1650 era diventata la piazza d'armi della capitale del regno sabaudo. Dopo il suo abbandono per uso militare, questa subì interventi di miglioramento dei portici da parte di Benedetto Alfieri, concentrati soprattutto sul rafforzamento dei pilastri nel 1764 per assicurare la stabilità degli edifici sovrastanti.
Alla fine del XVIII secolo, la piazza assunse l'aspetto elegante che conosciamo oggi e fu dedicata, come la chiesa "gemella" occidentale, a San Carlo Borromeo. Torino, infatti, ha sempre nutrito una devozione particolare per l'Arcivescovo, il quale, come abbiamo esaminato, compì un pellegrinaggio a piedi da Milano per onorare la Santa Sindone. Questo avvenimento è commemorato anche in un modesto dipinto esterno della Sindone, discretamente collocato all'angolo di via Alfieri, quasi come un tesoro nascosto.

La chiesa di San Carlo
La chiesa di San Carlo

Il 4 novembre 1838, giorno della festività di San Carlo Borromeo, venne inaugurato il monumento dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia. Quest'opera, realizzata da Carlo Marochetti, prima di trovare la sua collocazione nella piazza San Carlo, aveva suscitato ammirazione al museo del Louvre. Durante la guerra, il monumento fu protetto da imponenti strutture in legno per preservarlo dai danni delle bombe. Oggi, dopo un lungo processo di restauro conclusosi nell'ottobre 2007, ecco che si presenta nuovamente alla città sabauda.

Il "Caval ëd Bronz"
Il "Caval ëd Bronz"

Popolarmente noto anche come Caval ëd Bronz (cavallo di bronzo, in piemontese), in pochi sanno che, pur raffigurando un guerriero, il monumento simboleggia la pace: il cavallo è infatti trattenuto dalle redini e il cavaliere, anziché sguainarla, infodera la spada.

Veduta di Piazza San Carlo
Veduta di Piazza San Carlo

In prospettiva degli imminenti XX Giochi Olimpici Invernali del 2006, nel 1998 è stato avviato un ambizioso progetto di rinnovamento della piazza. Questo processo di trasformazione è giunto a termine nel 2004, quando la piazza è stata convertita in un'isola pedonale, caratterizzata dall'attuale pavimentazione in porfido. Contestualmente, è stato realizzato un parcheggio sotterraneo, che si integra nel vasto sistema sotterraneo di via Roma. Durante i lavori di scavo, sono emersi reperti risalenti all'epoca romana e i resti di un ponte risalente al periodo di Emanuele Filiberto. Inoltre, è stato identificato un tratto di rifugio antiaereo utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale.

Piazza San Carlo e le due chiese gemelle
Piazza San Carlo e le due chiese gemelle

In tempi più recenti, la piazza è stata interessata da un progetto denominato "Laboratorio in piazza". Questa iniziativa ha introdotto tecnologie tipiche delle smart city, tra cui la connessione Wi-Fi, e un sistema di illuminazione intelligente. Tale sistema è programmato per adattarsi ai parametri astronomici, ai livelli di luminosità e alla presenza umana, contribuendo così a rendere la piazza non solo uno spazio pubblico, ma anche un laboratorio di innovazione tecnologica.

Ecco come un romanzo di fantasia conosciuto in tutta Italia, una reliquia venerata in tutto il mondo e la città di Torino sono legate da un filo poco conosciuto, ma comunque affascinante per chi lo volesse approfondire. Gli articoli sul web non mancano e basta una piccola ricerca per scoprire molte altre curiosità su questi argomenti.

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