Il Carnevale, Gianduja, Gianduiotto

Il Carnevale
E' tempo di Carnevale e soprattutto ai bambini piace travestirsi per diventare, anche se per pochi giorni, il loro eroe preferito.
Ma da dove arriva questa usanza diffusa in tutto il mondo? E cosa ha in comune con Gianduja e con il rinomato Gianduiotto?

Il Carnevale rappresenta una festa cristiana cattolica che precede la Quaresima. Durante questa celebrazione, si svolgono parate, feste di strada e altri eventi pubblici che richiamano elementi circensi. Comunemente organizzato a febbraio o all'inizio di marzo, nel periodo noto come Shrovetide o Pre-Quaresima, il Carnevale consente alle persone di indossare costumi e maschere, promuovendo un senso di coesione sociale e temporanea rinuncia all'individualità quotidiana. Spesso associato agli eccessi, il Carnevale prevede il consumo abbondante di cibo, alcol e altre indulgenze prima del periodo di astinenza quaresimale. Contrariamente alla sobrietà e alla rinuncia enfatizzate dalla Quaresima, il Carnevale offre un'occasione di divertimento e sgargianti festeggiamenti. Durante queste celebrazioni, si preparano e gustano pancake, ciambelle e altri dolci, segnando l'ultima opportunità di godere di tali prelibatezze prima dell'inizio del periodo di astinenza quaresimale. Quest'ultimo si caratterizza per una riduzione del consumo di prodotti animali e l'incoraggiamento a compiere sacrifici rinunciando a desideri personali.


Arlecchino (Bergamo) e Pulcinella (Napoli)

Il Carnevale si distingue anche per altre peculiarità, tra cui le simulazioni di battaglie con coriandoli, l'espressione di satira sociale, l'uso di costumi grotteschi e un rovesciamento generale delle consuete regole e norme. La pratica delle maschere durante il Carnevale ha origini nel XV secolo, con il rinomato Carnevale di Venezia, che ha influenzato la commedia dell'arte per molti secoli.

Carnevale a Venezia (Italia)

Secondo la teoria più ampiamente accettata, il termine "carnevale" trae origine dal latino "carnem levare", traducibile come "eliminare la carne". Questa denominazione si riferisce al festoso banchetto che si svolgeva nell'ultimo giorno di Carnevale, noto come martedì grasso, poco prima dell'inizio del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Altre ipotesi alternative propongono che il termine possa derivare dalla parola "carnualia", indicante giochi campagnoli, o ancora dalla locuzione "carrus navalis", che significa "nave su ruote" e rappresentava un carro allegorico carnevalesco.

Carnevale a Monaco (Germania)

Le prime tracce del termine "carnevale" (anche noto come "carnevalo") emergono nei testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e nei racconti del novelliere Giovanni Sercambi intorno al 1400. I momenti salienti delle celebrazioni si concentrano sul giovedì grasso e il martedì grasso, che coincidono con gli ultimi giovedì e martedì prima dell'avvio della Quaresima. In particolare, il martedì grasso costituisce la fase conclusiva delle festività carnevalesche, dato che, secondo la liturgia romana, la Quaresima ha inizio con il Mercoledì delle ceneri.

Carnevale a Bellinzona (Svizzera)



Gianduja
In particolare Gianduja (Giandoja in piemontese, IPA [ʤan'dʊja]) è una maschera popolare torinese, che la tradizione lega al territorio astigiano. Il suo nome sembra derivare dalla locuzione piemontese Gioann dla doja, ovvero Giovanni del boccale.
Gianduia è la maschera del Piemonte e nella tradizione carnevalesca si affianca a quelle di altre città, come Balanzone per Bologna, Pantalone per Venezia o Pulcinella per Napoli.

Il personaggio di Gianduja ha le sue radici nei primi anni del XIX secolo grazie alla creatività di due burattinai torinesi, Giovanni Battista Sales e Gioachino Bellone. Si ritiene che abbiano appreso l'arte del burattino da un rinomato maestro del tempo, noto come Gioanin ëd j'Usèj (Giovannino degli Uccelli). Nonostante la tradizione attribuisca al burattino il nome di Umberto Biancamano, in onore del primo conte di Savoia, non ci sono documenti storici che corroborenno questa affermazione. Sales e Bellone, durante le loro tournée, mettevano in scena le avventure di Giròni (Gerolamo), un personaggio satirico che derideva il doge di Genova dell'epoca, Gerolamo Durazzo.
Si ipotizza che Sales e Bellone abbiano affrontato problemi legali o abbiano accettato di modificare il nome del burattino a seguito delle accuse di diffamazione nei confronti del doge. Pertanto, dal 1804, il burattino fu ufficialmente chiamato Gianduja. Già nel 1804, a Genova, esisteva un teatro che metteva in scena gli spettacoli del personaggio piemontese Gianduja. I due burattinai si stabilirono a Torino, presso il teatrino di San Rocco, successivamente ribattezzato Teatro Gianduja. Sales aprì anche un circo a suo nome, ma la sua vita si concluse in povertà a causa di difficoltà finanziarie. Nel frattempo, Bellone si ritirò dalle scene e Gianduja divenne il protagonista di nuovi spettacoli, soprattutto con la compagnia dei marionettisti ferraresi Lupi.
I Lupi, con le loro abilità artistiche, conquistarono l'ammirazione di autori di spicco come Edmondo De Amicis. In seguito, i Lupi legarono il proprio nome al Teatro d'Angennes, che fu ribattezzato Teatro Gianduja nel 1884. Gianduja divenne un'icona dei carnevali storici di Torino, specialmente durante il periodo del Risorgimento. A partire dal 1860, Gianduja fu affiancato da un altro personaggio noto come il Bogo, una marionetta di budella considerata una sorta di divinità pagana, simboleggiante il Circolo degli Artisti di Torino. Questo personaggio ottenne notorietà nella capitale del regno dopo la rappresentazione del Robinson Crusoè, uno spettacolo in lingua piemontese.
Per quanto riguarda la storia, va menzionato che nel 1961 il vecchio teatro ha subito un intervento di restauro: il locale è stato rinominato "Cinema Orfeo", rimanendo operativo fino al 1982, anno della sua chiusura definitiva. Al suo posto è stato eretto un edificio residenziale, che mantiene la facciata originale del teatro. Sulla loggia centrale, che sovrasta l'antico ingresso, è stata collocata una marionetta raffigurante Gianduja.

Gianduja

Da allora, Gianduja è rimasto in prima linea, con la sua espressione beffarda, il boccale di vino sempre colmo, il viso rosato e un sorriso benevolo. Attraverso il tratto di caricaturisti come Casimiro Teja e numerosi altri, insieme agli scritti di Angelo Brofferio, Gec (Enrico Gianeri), Fulberto Alarni e con l'avvento dei giornali satirici come L'Aso (l'asino), Il Fischietto, L'Armonia, Il Bastone, Il Soldo, Il Pasquino, 'l Caval d' Brons, i supplementi della Gazzetta del Popolo e le edizioni della Famija turinèisa, Gianduja ha esercitato un effettivo impatto sulle decisioni del Parlamento Subalpino, spesso opponendosi a figure di spicco come Cavour, Mazzini e d'Azeglio. La sua storia gloriosa ha giocato un ruolo significativo nell'evoluzione della Penisola italiana, fungendo da costante motivazione per gli italiani verso l'unità nazionale, tutti accomunati sotto un'unica bandiera patriottica.

Durante il periodo del Carnevale, numerosi personaggi si sono travestiti da Gianduja, ricreando così la ricca tradizione folcloristica. Con il suo spirito gioioso e godereccio, Gianduja incarna lo stereotipo piemontese del "galantuomo": coraggioso, ragionevole, orientato al bene e fedele alla sua inseparabile compagna Giacometta. Insieme, partecipano a balli coreografici e si dedicano soprattutto a opere di beneficenza e coinvolgimento comunitario.
Nella settimana che precede l'inizio della Quaresima, Gianduja visita ospizi, case di riposo e ospedali per bambini, distribuendo le caratteristiche caramelle rotonde e piatte, confezionate in un cartoccio esagonale, recante l'immagine del suo profilo insieme al tricorno delle armate piemontesi del XIX secolo, simbolo dell'Unità del Paese.
Durante i festeggiamenti del patrono di Torino in piazza Castello, noti come "Farò di san Giovanni", Gianduja sfilza insieme al popolo, contribuendo a mantenere viva la tradizione e l'identità culturale della comunità.

Gianduia e Giacometta

Il nome di Gianduja ha dato vita alla rinomata cioccolata di tipo gianduia e al celebre cioccolatino gianduiotto, entrambi ritenuti autentiche specialità torinesi. Nel corso del Carnevale, la maschera di Gianduja era solita distribuire tra la folla questi deliziosi cioccolatini, accompagnati dalle caramelle a forma di cialda, elegantemente confezionate in involucri esagonali distintivi. Questa pratica di lanciare caramelle e condividere cioccolatini durante il Carnevale è rimasta strettamente associata a Gianduja e alla sua rappresentazione festosa e generosa.


Gianduiotto
Il gianduiotto, o giandujotto, è un raffinato cioccolatino dalla forma di un prisma a base rettangolare, prodotto con maestria a Torino. La sua creazione prevede l'utilizzo di una cioccolata speciale denominata gianduia, ottenuta dalla mescolanza sapiente di cacao e zucchero, uniti alla prestigiosa nocciola Tonda Gentile del Piemonte, celebre per la sua straordinaria qualità. Spesso avvolto in eleganti fogli di carta dorata o argentata, il gianduiotto è considerato un'importante tradizione gastronomica piemontese e attualmente è in fase di candidatura per ottenere il prestigioso riconoscimento di indicazione geografica protetta come Giandujotto di Torino.

Secondo una versione storica, questo squisito cioccolatino vide la luce per la prima volta grazie alla maestria della dolciaria torinese Caffarel presso il loro stabilimento a Borgo San Donato. Il debutto ufficiale avvenne nel carnevale del 1865, grazie alla diffusione del dolce da parte della maschera torinese Gianduja, da cui ha preso il nome, che distribuiva il nuovo prodotto nelle vie della città.

Le radici del gianduiotto affondano in motivazioni storico-politiche. Durante il periodo napoleonico, le forniture di cacao in Europa erano limitate e i costi elevati, ma la richiesta di cioccolato continuava a crescere. Michele Prochet, fondatore di Caffarel, decise quindi di sostituire parzialmente il cacao con un ingrediente abbondante nella regione: la nocciola tonda gentile delle Langhe, una varietà dal gusto ricco e delicato. L'impasto del gianduiotto si compone quindi di nocciole tostate e macinate (che si trasformano in una crema grazie all'olio presente), cacao, burro di cacao e zucchero.
Gianduiotti


E, per finire, tre piccole curiosità sul Gianduiotto
Il gianduiotto più grande del mondo è stato realizzato dalla Novi e è stato esposto a Torino durante l'evento Eurochocolate del 2001. Questo gigantesco gianduiotto aveva dimensioni impressionanti, misurando 2 metri di altezza, 4 metri di lunghezza e 1 metro di larghezza, con un peso di quaranta quintali. La sua realizzazione ha richiesto circa 150 ore di lavoro.
Lo scrittore Bruno Gambarotta ha creato un gianduiotto "ierogamico" come protagonista inanimato nel suo libro "Il Codice Gianduiotto", una divertente parodia del famoso romanzo "Il codice da Vinci".
Inoltre, il noto divulgatore scientifico Piero Angela ha dichiarato più volte di essere un grande appassionato del classico cioccolatino torinese, il gianduiotto.

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