Il campionato del 1945 e il Derby maledetto

Il primo derby della Mole, disputato il 13 gennaio1907

1944
L'Italia del 1944, in mezzo alla guerra, mantenne viva la passione per il calcio. Con il Paese diviso, la Federazione Calcio, operante nel nord, organizzò il Campionato Nazionale Alta Italia, poiché un girone unico risultava impossibile. Durante gli spostamenti per le partite, i calciatori dovettero abbandonare i confortevoli vagoni letto, affidandosi a mezzi di trasporto precari come camion e treni malridotti, condividendo il disagio degli sfollati e dei profughi.
La squadra del Torino, per esempio, impiegò tre giorni per raggiungere Trieste, con l'obbligo di completare gli ultimi chilometri a piedi fino allo stadio Littorio. Il torneo insolito si concluse a Milano con una finale a triangolo tra Torino, Venezia e la squadra dei Vigili del Fuoco della Spezia (la Juventus era stata eliminata dal Torino nel girone iniziale). A vincere furono i pompieri spezzini, che si spostavano con un'autobotte carica di generi alimentari invisibili ai posti di blocco. Nonostante ciò, il campionato del 1944 non ottenne l'omologazione ufficiale, e lo scudetto degli spezzini non venne registrato nell'albo d'oro.

Nei mesi successivi, Juventus e Torino parteciparono a vari tornei locali per mantenersi in forma, ma, per evitare di umiliare gli avversari, mescolavano i giocatori formando squadre miste.


Folla allo Stadio Mussolini negli Anni Quaranta

1945
Nella primavera del 1945, si prese la decisione di organizzare un autentico derby, fissato per la domenica di Pasqua, il 1° aprile, in onore di Pio Marchi, ex giocatore juventino deceduto durante i bombardamenti del 1942. Juventus e Torino si sarebbero sfidati nello stadio Mussolini (successivamente Comunale e poi Olimpico Grande Torino), poiché il Filadelfia era inutilizzabile a causa dei danni causati dalle bombe, che avevano aperto voragini nelle gradinate.

Il Torino nel 1944


La maglia nera della Juventus durante la guerra

La Juventus, erede della squadra vincitrice di cinque scudetti e nucleo della Nazionale campione del mondo del 1934 e 1938, aveva visto partire grandi figure come Combi, Rosetta e Caligaris. Nel frattempo, in città stava emergendo un nuovo mito: il Grande Torino di Ferruccio Novo. La squadra granata deteneva il titolo di campione in carica, avendo trionfato nel campionato 1942-43, l'ultimo prima della sospensione dovuta alla guerra.


Scontri e colpi di arma da fuoco
Il derby di Pasqua del 1945, pur essendo stato concepito come un incontro amichevole, si trasformò in una vero incubo fin dai suoi primi istanti. Le tensioni sul campo si diffusero tra il pubblico, scatenando il caos e culminando in episodi di sparatorie. Per placare gli animi accesi, i soldati tedeschi addetti al mantenimento dell'ordine aprirono il fuoco con raffiche di mitra. Dall'altro lato, alcune esplosioni di colpi provenivano da partigiani che si erano mescolati tra gli spettatori.
L'incidente, tenuto segreto dalla stampa, è stato dettagliatamente narrato in seguito in un libro intitolato "Derby di guerra" di Nico Ivaldi. Alcuni persone presenti alla partita testimoniarono: «Imparai più parolacce in quel pomeriggio che in tutto il resto della mia lunga vita». E poi le pallottole che fischiavano e la fuga disordinata della folla: «Mentre scappavo inciampai e caddi, rischiando di essere travolto. Mio padre mi tirò su e gridava: Forza, alzati o finirai schiacciato da questa mandria di cavalli».


Cronaca della "partita"
Il primo gol si materializzò circa venti minuti dopo l'inizio, grazie a Valentino Mazzola su assist di Gabetto. Il portiere della Juventus, Sentimenti IV, rivolse insulti in dialetto modenese al capitano del Torino, espressioni che Mazzola scelse di ignorare. La Juventus pareggiò il punteggio alla fine del primo tempo, con un gol di Sentimenti III. La tensione aumentò quando il portiere granata Bodoira se la prese con una buca traditrice responsabile del rimbalzo che aveva portato al gol.

Carlo Parola, difensore bianconero; Ezio Loik, mezzala granata

Il nervosismo, tuttavia, si diffondeva rapidamente. Il caos raggiunse il culmine al terzo minuto del secondo tempo, quando l'arbitro Virginio Canavesio assegnò un calcio di rigore alla Juventus, per poi ritrattare immediatamente la sua decisione. Il secondo gol della Juve si materializzò poco dopo, ancora una volta con Sentimenti III. A questo punto, iniziarono azioni di gioco scorrette, aggressioni e scambi di insulti da entrambe le squadre. Mazzola, esausto dalle provocazioni, rispose con calci nel sedere a Borel, scatenando una rissa generale che coinvolse massaggiatori e riserve, mentre dal pubblico piovevano oggetti sul terreno di gioco.


Il finale del Derby-amichevole
I soldati tedeschi, senza rimanere in disparte, fecero eco alla situazione aprendo il fuoco con le mitragliatrici. Le detonazioni furono contraccambiate dalle raffiche dei partigiani, mimetizzati tra la folla sugli spalti. I calciatori prontamente si gettarono a terra, diffondendo il terrore tra gli spettatori. Quando gli spari cessarono, l'arbitro, sin dall'inizio incapace di controllare la situazione, decise di espellere Mazzola e Loik del Torino insieme a Capaccioli della Juventus. Sebbene il gioco fosse ripreso, si trasformò in una frenetica caccia all'uomo tra i contendenti, come se quella partita fosse la tanto attesa occasione per saldare vecchi debiti.

L'arbitro Canavesio interruppe l'incontro, e dagli spalti opposti partirono nuovi colpi. Mentre le squadre si dirigevano verso gli spogliatoi e il pubblico cercava riparo, Canavesio richiamò tutti indietro, specificando che la partita era sospesa, non conclusa. Nonostante il terrore, i giocatori tornarono in campo, e tra di loro comparve inaspettatamente Silvio Piola, considerato morto in seguito a un bombardamento a Milano. Dopo ulteriori colpi di mitraglia, Rava e Foni abbandonarono il campo rifiutandosi di continuare, inseguiti dall'arbitro che li costrinse con forza a fare ritorno. La Juventus segnò nuovamente e, con la sua clemenza, Canavesio fischiò la fine della partita. Mancavano solo dodici minuti al novantesimo. Ma, in quel momento, quale era l'importanza del risultato? Fu un vero miracolo che non si contassero vittime. Nel tentativo di commentare il derby maledetto, non c'è aforisma più appropriato di quello di Winston Churchill: "Gli italiani affrontano la guerra come se fosse una partita di calcio e affrontano una partita come fosse la guerra".


Lo Stadio Olimpico Grande Torino oggi

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